Concludiamo la nostra analisi sull’anno della pandemia includendo i mesi che hanno visto l’inizio, per l’Italia, della cosiddetta “seconda ondata” di Sars-CoV2.
Per contestualizzare i dati occorre rapportarli alle misure di contenimento adottate nel corso dell’anno, di cui avevamo già parlato nel precedente articolo, alle quali vanno aggiunte le seguenti:
8 ottobre: obbligo di mascherine anche all’aperto e possibilità da parte delle regioni di adottare misure più restrittive
13 ottobre: limite al numero di persone ospitate in abitazioni private, di spettatori agli eventi al chiuso e all’aperto e al numero di partecipanti a feste o cerimonie; limitazioni agli orari di apertura dei ristoranti
18 ottobre: divieto di attività quali convegni, congressi, sagre e fiere di comunità non di interesse nazionale, possibilità per le scuole di attivare la didattica a distanza
22-24 ottobre: introduzione del coprifuoco in diverse regioni, ulteriore limitazione dell’orario di apertura per ristoranti, chiusura di palestre, piscine, cinema, teatri, sale da gioco; divieto di svolgimento di feste e cerimonie, attivazione della didattica a distanza per scuole superiori
6 novembre: introduzione delle zone differenziate a livello regionale (o di province autonome) denominate “rosse”, “arancioni” e “gialle” in ordine decrescente di rigidità
21 dicembre: per le festività natalizie si sono adottate restrizioni omogenee su tutto il territorio nazionale, più stringenti nei giorni festivi.
I dati evidenziano una ripresa del livello del contante fino al mese di settembre (l’ultimo senza particolari restrizioni), per poi calare ulteriormente con l’inasprirsi delle misure.
Analizzando i dati dal punto di vista geografico si conferma una sostanziale uniformità (a parte il caso della Valle d’Aosta, dove il contante è calato più che altrove), si può tuttavia osservare un interessante caso di studio confrontando i dati di Lombardia e Veneto. La Lombardia ha avuto un picco di incidenza quasi coincidente con il mese di novembre, ed è rimasta in zona “rossa” fino al 28 dello stesso mese. Anche la regione Veneto ha subito un rapido aumento dell’incidenza in novembre, arrivando a circa 3/4 del livello della Lombardia, ma qui l’incidenza si è mantenuta elevata fino alla fine dell’anno: intorno a metà dicembre si attesta ad un valore pari a 3 volte quello della Lombardia, nel frattempo uscita dall’emergenza. Dal punto di vista normativo tuttavia il Veneto è rimasto in “zona gialla” fino alle festività natalizie. Le infografiche mostrano chiaramente come, nonostante l’incidenza della malattia in Veneto superi in dicembre di gran lunga la Lombardia, in quest’ultima regione il contante cali comunque più del Veneto, seppur di poco: è quindi evidente che le norme contenitive abbiano condizionato l’utilizzo del contante più dell’andamento del contagio.
Nel grafico seguente sono indicate le incidenze dell’epidemia (numero dei casi nei 7 giorni precedenti ogni 100.000 abitanti) in Lombardia e Veneto, lo sfondo indica nella parte inferiore le zone di appartenenza della Lombardia e nella parte superiore quelle del Veneto [1][2][3].
Un altro dato interessante è rappresentato dall’introduzione, l’8 dicembre 2020, del “cashback di stato” sulle transazioni elettroniche per disincentivare l’uso del contante. Stabilire l’effetto di tale provvedimento non è facile poiché in dicembre si è sovrapposto l’effetto delle restrizioni sopra esposte nei giorni dello shopping natalizio, proviamo comunque a stimarlo confrontando i dati dell’ultimo trimestre sui consumi delle famiglie forniti da Confcommercio. Non è possibile confrontare l’andamento del contante con quello dei consumi in termini assoluti, poiché tale indice include beni e servizi che tipicamente non si pagano in contanti (immobiliare, automotive, utenze ecc.), tuttavia possiamo confrontare i dati di novembre e dicembre: mentre il contante in generale ha accelerato la riduzione (dal -24,66% di novembre si passa al -28,73% di dicembre), i consumi hanno registrato un recupero dal -16,2% di novembre al -11,1% di dicembre [4], quindi è plausibile attribuire al cashback un’ulteriore riduzione del contante. Restringendo il campo alla grande distribuzione organizzata (supermercati ed esercizi nei centri commerciali, attività più coinvolte dal caskback di stato) tale riduzione risulta ancora più evidente.
Riassumendo tutte le analisi effettuate sul 2020 possiamo concludere che:
Fonti esterne:
Gazzetta Ufficiale https://www.gazzettaufficiale.it/
ISS – Open Data Covid19: https://github.com/pcm-dpc/COVID-19.
dati demografici ISTAT http://demo.istat.it/bilmens/index.php
Congiuntura Confcommercio https://www.confcommercio.it/documents/20126/3212567/Congiuntura+Confcommercio+%28CC%29+1-2021.pdf/07e88554-dd1b-9183-1bf0-b08132b833f0
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